venerdì 24 maggio 2013

La preoccupazione è il famoso ovosodo che non va né su né giuù.
Dopo la disperazione, il dolore, la pseudoaccetazione è arrivato il sollievo per le buone notizie.
Poi il sollevo passa e ritorna la preoccupazione, sempre un po'costante.
E so che lei mente, perché papà, quando è da solo, mi dice che lei si sente stanca e depressa, ma non vuole gli antidepressivi.
E sta dimagrendo di nuovo, e non è mai stata così poco contenta di una cosa del genere.
Io sono stritolata dalla preoccupazione e dal senso di colpa di non essere abbastanza presente.
E poi sono stanca, davvero stanca e poi mi pare che ora che la cosa non è più fresca non sia più il caso di parlarne, perché dovrei averci fatto i conti, mentre invece non è così.
Domenica l'ho vista proprio male e questa settimana non ho mai davvero dormito bene e non ho mai davvero respirato e ora, alla vigilia di una nuova partenza, mi sento addosso 100 anni e tutta la fatica del mondo.
E in più puoi solo serare che non finisca, perchè può solo finire male.

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