lunedì 17 giugno 2013

Quanto è vero che non ci si rende conto dei momenti in cui si è felici?
Se io ci ripenso io a inizio dicembre ero felice: ero dimagrita, ero incasinata sentimentalmente (ma non così tanto), ma soprattutto ero ancora inconsapevole di tutto quello che sarebbe successo dopo.
E non passa giorno (o notte) in cui penso che darei qualsiasi cosa per tornare a quel momento brillante, perché mi manca ogni giorno poter respirare bene e non avere paura del futuro, o almeno ad avere una paura normale e non quell'ansia costante che ho ora.
Darei qualsiasi cosa per tornare a poter essere solo figlia, a poter raccontare a mamma i casini di lavoro e a poter programmare vacanze e w-e senza voler essere a una distanza di meno di tre ore da casa.
Perché quello a cui non sei preparata quando succedono queste cose è il blocco costante piantato sullo sterno, è il pensiero costante, è l'ansia tutte le volte che suona il telefono, sono lo sfinimento e il senso di colpa per non esserci abbastanza.
E in questo groviglio di pensieri realizzi che c'è stato un tempo di felicità, ma non lo sapevi e allora ti imponi di guardare il cielo e di trovare in ogni giornata faticosa ( e di merda) che ti capita un momento decente. E a fare una foto.


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