lunedì 26 agosto 2013

Ho passato il fine settimana sul divano in un'immobilità quasi totale.
Cioè ieri poi mi sono stirata i capelli, ma è stata l'attività più frenetica dei due giorni.
Sono in una fase in cui non ho voglia di fare nulla: solo stare sul divano senza fare niente del tutto. Al massimo gioco a Candy Crush saga o a Stella Stellina (cit.).
Non sono mai stata così stanca in tutta la mia vita, e la stanchezza è mentale e fisica (ma più mentale).
Vorrei avere 20 anni per avere davanti tutte le possibilità. Vorrei poter piangere su una spalla che non c'è ( e che ho capito che non ci sarà mai). E quella spalla, proprio quella mi fa soffrire, perché anche se ho capito e mi sono rassegnata ho capito che era proprio quella che sarebbe andata a bene per me (le amiche sagge direbbero: se fosse andata bene per te ci sarebbe stata, e avrebbero ragione).
Ma oggi sono triste e stanca.
E oggi vorrei solo poter dire a mio papà: non voglio cominciare i lavori in casa, voglio solo mollare il lavoro, prendermi 4 mesi di riposo e ricominciare ad avere entusiasmo per qualcosa, ma poi: quando sto per iniziare a dirgli queste cose le parole mi si gelano in gola e restano lì, a fare il famoso Ovosodo che non va nè su nè giù.

martedì 20 agosto 2013

Quest'anno ho fatto pochissime vacanze.
Infatti avevo solo due settimane di ferie e in più ho passato la maggior parte del tempo a casa, là dove c'era bisogno di me.
Ma poi gli altri 5 giorni li ho passati al mare a casa della Plett.
Ecco 5 giorni mi hanno rimesso al mondo. Il lettino, le mangiate dall'Olga (che voi non lo sapete, ma la gastronomia dell'Olga è uno di quei posti dove il mondo non ti sembra un brutto posto dove vivere), i mille libri, i discorsi delle vicine di lettino da ascoltare di nascosto per poi riderne, il bagnino poco più che maggiorenne che quasi si scusava quando ci doveva cacciare via, la granita chimica,  i cocktail al fico e alla maracuja, le mangiate di pesce e le chiacchiere e i discorsi seri.
E la Plett, che è una mamma gatta severa ma giusta (cit.), che mi dice le cose (anche quelle che non mi vorrei sentire dire) e che si arrabbia più di me quando qualcuno mi fa star male. Che ora sapete, lei non scrive più perché è felice e perché la scrittura onlain apparteneva a un'altra fase della sua vita (che per fortuna è passata), ma è sempre la stessa Plett: bionda, cazzafrulla e nazista, e ha in più una gioia negli occhi che mette allegria e fa sperare.
E io queste cose non gliele mai dal vivo, che non ci piace lo smielo, ma oggi nel grigiore dell'ufficio, con un po' di giramento di scatole guardo la pelle abbronzata e mi sento meglio e so che senza i cinque giorni appena passati starei già tirando le testate nel muro.