venerdì 8 febbraio 2013

La prima volta che ho pianto ieri sera è stato mentre facevamo l'amore. Ora lo so che può sembrare una cosa di sfumature di stocazzo, ma c'è stato un momento così intenso e condiviso che mi sono uscite le lacrime e mi è mancato pure il fiato. E poi mi hai guardata hai sorriso e hai asciugato la mia lacrima con un bacio.
La seconda volta che ho pianto è stata quando mi hai chiesto di mia mamma: è un argomento che mi fa sempre un po' piangere e allora mi hai coccolata, mi hai asciugato la lacrima con un dito e poi hai detto qualcosa di scemo, così ho riso.
La terza volta che ho pianto è stata quando ti ho salutato dopo averti detto che non ti volevo più vedere, perché abbiamo iniziato come un gioco e ora non lo è più e non posso farmi male. E non posso chiederti di occupare un posto che non vuoi (perché se volessi, lo potresti fare) occupare.
Non ho pianto mentre ti parlavo, ma ho pianto dopo averti baciato, perché ho avuto la percezione netta di quello a cui stavo rinunciando per il mio bene.
Mi hai asciugato la lacrima (piangevo a lacrime singole) e mi ai detto "Non fare così"., ma sembravi un po' scosso anche tu e poi te ne sei andato (e li poi ho ripianto, ma non c'eri più tu ad asciugarmi le lacrime).
La perfezione della serata di ieri, con tutto il suo struggimento, non lascia un dubbio sulla mia decisione. Perché adesso non ho bisogno di perfezione sporadica, ma di imperfezione continua.

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